Quando la donna indica la luna, gli uomini si guardano il dito

Vi parlerò di donne. Vi parlerò delle donne e del sesso come ne parlerebbero gli uomini se non fossero impegnati a fare i conti con la storia che per secoli si sono raccontati.

[… Dai, quella lì che conosciamo tutti, quella in cui tentano di darsi risposte a domande circa l’uso del pene (la risposta fu “clava”), le pene del suo uso (la risposta fu religione: “clava solo per procreare”), per molti secoli fu l’annosa questione sul pene più grosso (i tentativi di risposta coprono dal XVI al XX secolo con registrazione di picchi cerebrali fra il ’14 e il ’45, ma ad oggi pare sia ancora un’aporia), i primi del ‘900 fu finalmente la questione sull’invidia del pene (semper laudato sia Sigmund) e poi…le pene del pene, etc. Quella]

Vi parlerò delle donne come delle creature più arrapanti che possiate incontrare nella vostra vita. E lo farò fermandomi sulle quattro che esemplarmente riassumeranno le infinite manifestazioni di sensualità e di piacere.

Ok, parto subito con Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón, la messicana che ha fatto tremare le tele, impallidire gli uomini, sudare le cosce delle donne.

Piccole metafore

Lei è la donna che ingoia l’acida verità e la sputa sui quadri con la stessa abilità che avrebbe avuto il figlio di Cicciolina con Clint Eastwood. E’ la donna che ti giura amore, ma se si accorge di aver giurato sulla foto della tua segretaria, la raggiunge, se la scopa e quella ancora ansimante la mattina seguente ti dirà di farle il caffè. Frida ha un’anima di carbonio. Non ha nulla a che fare con l’umanità, almeno non esteriormente. E’ come ho sempre immaginato le monadi di Leibniz: le monadi sono le più piccole unità di azione, ogni monade è specchio dell’intero universo, connessa a tutte le altre monadi, ma senza finestre (le comunicazioni non si rivolgono all’esterno). Agiscono dove e quando le altre patiscono. La lora attività è la vista. Frida, in più, può dipingere ciò che vede. Ciò che vede può odiarlo, amarlo, con una mano può bere vino e con l’altra aggrapparsi al suo culo.

Cit. “Yo solía pensar que era la persona más extraña en el mundo, pero luego pensé, hay mucha gente así en el mundo, tiene que haber alguien como yo, que se sienta bizarra y dañada de la misma forma en que yo me siento. Me la imagino, e imagino que ella también debe estar por ahí pensando en mí. Bueno, yo espero que si tu estás por ahí y lees esto sepas que, sí, es verdad, yo estoy aquí, soy tan extraña como tú”

La seconda donna di cui parlerò è più facile che la conoscano una o due generazioni prima di noi: si tratta di quella Hepburn che non è una ragazzina svampita gnegne che chiama Gatto il suo gatto d’appartamento per non affezionarcisi, dalle poche pretese cognitive che fa Audrey di nome (bellina è bellina, per carità!). E’ Katharine (The Original-) Hepburn. E’ una bella rossa, con un taglio del viso da imporre rispetto e schiavitù psico-complessodelectra-affettiva a chiunque la veda girare fra set cinematografici su cavalli e con leopardi.

Piccole metafore crescono

E’ glaciale, ma sa piangere lacrime di puro diamante. E’ perfida, ma ne mostra la goffa ironia. Tradisce, ma è lei che soffre. Lei recita ma dice “acting is the perfect idiot’s profession”. E’ la donna con cui vai a letto sicuro di non doverle niente di più, ma che con la sua scientifica indolenza tiene il tuo cervello per le palle. E’ lei quella che chiamerei la prima MILF della storia, anche se nel primo film che ha fatto era solo una ventenne. Sa come girano le cose e anzichè mettersi in coda aspetta che il giro ricominci per mettersi a dirigerlo.

Cit. “I never realized until lately that women were supposed to be the inferior sex”

La terza donna con cui me la farei è la scrittrice americana Kathy Acker.

Kathy
Delirio, Sandman

La conobbi cercando le origini del mio personaggio preferito del fumetto di Neil Gaiman “Sandman”: Delirio, la sorella più piccola di sette fratelli, gli eterni (Destino, Sogno, Morte, Distruzione, Disperazione, Desiderio e, per l’appunto, Delirio). La Acker è l’incarnazione di quel tipo di sfacciataggine cerebrale che non si compone in testi fluidi, ma in continue epifanie. Con lei parlerei senza verbi, salterei pasti e convenzioni, farei tutto quello che J-Ax afferma di fare con la sua ragazza che è strana e non dice che lo ama, ma beve birra e fuma e ha un tattoo sulla schiena, ma lo farei meglio. Insomma farei pazzie con la Acker, mica con una pazza, tamarra che sbraita contro uno schermo solo perchè non capisce che una tv, a parte i film di Verdone, può anche trasmettere tg d’informazione su fatti reali, reali cioè che sono accaduti, cioè che non avvengono in quella dannata scatola!

Cit. “We come crawling through these cracks, orphans, lobotomies; if you ask me what I want, I’ll tell you. I want everything. Whole rotten world come down and break. Let me spread my legs [Pussy, King of the Pirates, 1996]

E dopo il corpo, la mente, il delirio andrei a casa di Janis Joplin, la cantante blues rock americana.

Ain’t no sunshine without her

Con lei fumerei la pipa della pace, mi aggrapperei ai suoi vestiti leggeri (probabilmente rubati ad Ermione che intanto faceva cosacce con d’Annunzio nel Pineto). Janis è la sostenibile leggerezza dell’essere. E’ la donna che si lascia essere se stessa come più frequentemente si permettono di fare gli uomini. E’ a lei che dedicherei “let yourself be beautiful” e so che lei probabilmente risponderebbe “Tomorrow never happens. It’s all the same fucking day, man”

Non ha importanza che queste donne meravigliose non le incontreremo mai, amici miei, mio perplesso Nihil, perchè loro sono solo alcune delle manifestazioni del piacere e della sensualità, le più famose. Poi ci sono donne che lavorano, quelle di Tozzi che stirano cantando, quelle che fanno la cacca, quelle che amano e che amano fare la cacca, ci sono le donne che ognuno di voi conosce, ci sono quelle che sono dentro ogni uomo e quelle che gli uomini ce li hanno dentro, c’è la mamma di Ligabue, un po’ mamma un po’ porca com’è. E poi, se ammettiamo che ci fosse un fondo di verità nelle parole di Janis e lo estendiamo a tutto il mondo dello spettacolo, noi queste donne, in fondo, ce le siamo già fatte tutte:

Cit. “On stage, I make love to 25,000 different people, then I go home alone”

Se questo è un gioco

Di tutti i giochi che mi sono trovato davanti League of Legends è senza dubbio il più difficile da recensire, un po’ perché ha consumato la mia giovinezza e la mia gioia di vivere, un po’ perché è un complesso gioco di squadra dove la vittoria viene decisa in base a quanto insulti i tuoi compagni nel tentare di convincerli che loro hanno torto e tu hai ragione. E’ un gioco di psicologia, più vinci, più ti senti bravo e vuoi vincere e giocare ancora, mostrare la tua supremazia assoluta su ogni essere vivente che si senta in diritto di frapporsi tra te e l’annientamento totale del suo team.
Ma partiamo dall’inizio, LoL, come molti fra di voi sapranno è un MOBA game, che sta per qualcosa tipo massive online something something, in pratica due squadre si fronteggiano in un’arena con l’obbiettivo di distruggere la base avversaria attraverso un complesso sistema di livelli, oggetti e malessere generale.
Il gioco di per se è piuttosto banale, la varietà è però garantita dalla moltitudine di personaggi utilizzabili e dalle loro molteplici abilità, da un calibrato sistema di sbilanciamento tra i vari personaggi e da quella vocina nella tua testa che ti dice che arrivare in Platino è l’unico motivo per cui dovresti svegliarti la mattina e che cose come università, sesso e amici possono attendere.
In pratica LoL genera disadattati e masturbazione.

"Please let me have your virginity"
“Please let me have your virginity”

Perché allora, vi chiederete voi, giocare a un gioco del genere? Non è forse una droga? Qual è il senso di questo articolo?
Fatevi i cazzi vostri rispondo io, sono io che scrivo e faccio domande qui, voi siete solo dei pezzenti che macinano rotelle del mouse su Facebook in cerca di un motivo per vivere o dell’ultima foto della vostra compagna delle medie che avete scoperto essere diventata una modella.

Ricordi quel cesso col monociglio che vinceva tutte le gare di rutti?
Ricordi quel cesso col monociglio che vinceva tutte le gare di rutti?

Il gioco, in perenne evoluzione, coinvolge ormai milioni di giocatori in tutto il mondo, è ormai un fenomeno sociale, un gradino in più verso la diffusione mondiale degli e-sport, streaming di giocatori importanti, match di tornei trasmessi in tutto il mondo, stadi pieni di esseri viventi a cui è stato negato il privilegio della riproduzione.

I nostri valorosi eroi dalle nere armature, lottatori dell'arena.
I nostri valorosi eroi dalle nere corazze, lottatori dell’arena.

In conclusione, LoL ha segnato, assieme agli altri giochi del suo genere una rivoluzione nel mondo videoludico e capisco che ora vi sentiate in dovere di provarlo ma seriamente, non fatelo, fate letteralmente qualsiasi altra cosa: lanciate gatti da una finestra con piccoli paracadute fatti in casa, fate ubriacare vostro zio con problemi di alcolismo alla festa di compleanno di vostra nonna, ficcate la lingua in gola al primo marocchino che vi chiede di comprare un accendino, sono tutte idee migliori.
Se proprio non riuscite a farne a meno, quando vi ritroverete ad avere vinto contro il vostro avversario 10 a 0 e il resto del vostro team si starà facendo massacrare peggio di Matteo Salvini in un campo rom, ricordate che l’importante è rimanere uomini, nonostante tutto.

Il condottiero padano nella sua villica armatura.
Il condottiero padano nella sua villica armatura.

Johnny Rocciaduro si candida, Salvini all’auricolare, Giardiello è su facebook

Le notizie della settimana viste da Youmaniac, in aggiornamento:

4. Un aereo islandese viaggia per quasi 6mila chilometri con un enorme buco sulla punta. Una veggente dell’isola, passeggera del volo, afferma che possa trattarsi del “cazzo di dio”.

3. Bristol, Inghilterra. Si candida alle comunali John Langley aka Johnny Rocciaduro, pornattore. “Il mio è il partito delle persone che vanno al pub, leggono il Sun e probabilmente tornano a casa e guardano film per adulti” – dichiara Rocciaduro – “sono già entrato nelle loro teste e in quelle delle loro mogli e so cosa vogliono”.

Il suo avversario il cardinale Bagnasco lo ha accusato di “star solo cercando, alla fine della carriera, una redenzione” e di non averlo “mai invitato in un suo film, mentre a Bertone due volte“. Dall’Italia Ilona “ciccina” Staller fa sentire la sua voce: “Johnny, tieni duro, sai quante ne hanno dette al mio Partito dell’Amore. Ma poi tutti volevano entrarci”.

2. Il politico del Nord si sveglia ogni mattina e corre. Corre e incontra la gente, ascolta. I loro problemi sono importanti per lui, li prende a cuore. Il Problema Più Grande è quello degli zingari, non fanno che sporcare, rubare… Ecco, i ladri sono un’altra bella magagna! Soprattutto quelli zingari. Il politico Del Nord ha un guru che gli suggerisce le cose da dire, con l’auricolare – metti giù quello, lascia che il discorso fluisca, tira su la zip – ma il pdN sa anche prendere l’iniziativa: scrive tweet, che sono Molto Importanti. 

 

Per il pdN quella delle ruspe è la Soluzione Finale, decisamente la migliore. C’è altra gente però, che non capisce, che si arrabbia addirittura solo perché quando Belpietro lo ha chiamato ha usato la parola “zingari”, una parola tranquillissima che usava anche sua nonna. Gente come sua nonna, gente comune che si preoccupa per la sicurezza delle proprie famiglie, sono il 95% degli italiani: ci sono le statistiche, leggetele cazzo.

1. Un uomo, un imprenditore con vari fallimenti alle spalle, “un paranoico”, come lo descrive il suo ex avvocato, entra nel tribunale di Milano. Quel giorno vuole vendicarsi di chi lo ha voluto male, di chi ha rovinato la sua vita. Perciò entra dall’ingresso riservato agli avvocati, quello senza metal detector. Come fa, vi chiederete. L’Isis si chiede com’è che non ci hanno pensato prima loro. Poi si fanno consolare da Br e servizi segreti: “Credeteci, troppo facile per voi”. Perciò Giardiello entra, spara dodici volte, ogni quattro uccide una persona. Subito viene aperto un gruppo facebook a sostegno dell’imprenditore. Perché qui non si cerca il colpevole, ma sempre una, qualsiasi, vittima.

 

 

La distanza più breve tra i punti A e B è la MORTE

L’essere umano, caro Nihil, è una creatura piuttosto irrazionale, e se le varie stagioni del Grande Fratello e dell’Isola dei Famosi ancora non ti hanno convinto lascia che ti parli di qualcosa che per noi è impossibile razionalizzare:
20 anni di governo Berlusconi.
E la morte.
Il primo è un mistero per me assoluto. Il secondo è qualcosa di naturale e onnipresente nelle nostre vite, la morte è parte della vita, pochi la comprendono, molti la deprivano del suo significato finale infilandoci storie su paradisi, inferni e mondi vari che stanno in cielo o sotto terra ai quali accedi in automatico dopo la tua dipartita. Beh non proprio in cielo o sotto terra, insomma cioé nel cielo religioso e sotto terra religiosa. Insomma se non hai fede non puoi capire.
Neanche Fede può capire, lui aveva fede ed è stato condannato in appello.
Ma torniamo al mistero principale. Devi sapere, oh intergalattico Nihil, che ogni tanto noi umani decidiamo di porre volontariamente fine alle nostre vite. Perché? Perché la vita è bella, ma la bellezza è effimera, prima o poi comincia a chiederti i soldi, invecchia, diventa brutta e rugosa, finché un giorno ti stufi e compili le pratiche di divorzio.

La mia terapia di coppia.
La mia terapia di coppia.

Ebbene anche io ho pensato all’autoeliminazione coatta, ma SPOILER ALERT:

Non sono mai riuscito in questa impresa.

All’inizio pensavo che sarebbe stato bello andarmene in maniera spettacolare, non buttandomi sotto un treno come fanno tutti, che poi tocca aspettare, ritardi, soppressioni… Oddio magari in futuro inventeranno dei metodi efficaci per evitare il problema: non so, mezzi di trasporto appositi, dedicati alla dolce arte del seppuku (e anche qui pare che i tedeschi siano arrivati prima di noi).
In tutta onestà, avendo riflettuto molto sull’argomento, penso che la nostra società dovrebbe mettere a disposizione strumenti migliori per evitare disagi al momento dell’atto fatale. Voglio dire:
Buttarsi dal balcone? Terrorizzante: te ne pentiresti durante la caduta e a quel punto non è che puoi chiedere scusa e dire “questa mi è venuta male, rifacciamola“: la gravità ha il brutto vizio di essere piuttosto costante nella sua funzione, almeno sulla Terra.

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Il mio Prof. di Fisica.

Avvelenamento. Prima di tutto con cosa? E poi voglio veramente rischiare di passare la mia ultima mezz’ora di vita tra atroci dolori, chiuso in bagno come quella volta che ho aggiunto un doppio cheeseburger al menù di McDonald?

Non so a voi ma a me ispira fiducia.
Non so a voi ma a me ispira fiducia.

Il caro vecchio suicidio con arma da fuoco richiede un minimo di impegno nel procurarsi la suddetta arma e, non so tu, ma se io sono incline al suicidio è proprio perché non sono incline all’impegno.
Di tagliarsi le vene non se ne parla: dolore, sangue dappertutto e cristo non sono una cazzo di quattordicenne piagnona in cerca di attenzioni.
Rimane quindi la cara vecchia macchina chiusa con gas di scarico, che è sempre stata la soluzione da me privilegiata, solo che, beh, basta una scintilla perché la faccenda si concluda con 2 minuti di ardente agonia.

Perché suicidarti quando puoi vivere roteando la tua nerchia in faccia a zitellone di 150Kg?
Perché suicidarti quando puoi vivere roteando la tua nerchia in faccia a zitellone di 150Kg?

In definitiva – ti chiederai – di cosa sto parlando? Non ne ho idea, ma penso che uno stato responsabile debba prendere a cuore i bisogni autoterminativi dei propri cittadini e intraprendere ricerche ai fini di assicurare morti indolori e possibilmente allegre e divertenti.

Ancora convinti siano loro gli incivili?
Ancora convinti siano loro gli incivili?

Il Meglioevo: storia di freudatari

C’era una volta.

Il duca amava molto sua figlia. La duchessa se n’era andata da molti anni ormai e la giovane era l’unico ricordo di lei, che a quel tempo mica c’erano foto. Si avvicinava il giorno del compleanno della fanciulla (che si chiamava come quella principessa famosa solo che la favola non vuol dire che è la stessa) che avrebbe segnato il suo ingresso nell’età da marito, parliamo di dodici-tredici anni. Non cominciamo a criticare però, “a ogni epoca le proprie usanze” dicevano gli antichi, anche se probabilmente lo dicevano perché un po’ lo capivano di essere dei selvaggi in confronto a noi. Non so. Ma andiamo avanti.11086821_567096060060064_2095553268_o

Il duca era molto potente e, a causa del grande numero di pretendenti facoltosi, aveva deciso che il degno erede delle sue vaste terre e della sua splendida figlia sarebbe stato il vincitore di un torneo come dio comanda, al quale però avrebbero potuto partecipare solo nobili ricchi almeno quasi quanto lui. Fu così che i cavalieri più valorosi e in generale tutti quelli in grado di maneggiare decentemente una spada furono esclusi.

Il torneo però non ebbe mai luogo. Proprio la notte in cui la duchina compiva i dodici-tredici anni (a quei tempi non era facile tenere il conto), ella venne rapita da una strega malvagia che era la notte dell’anno che doveva rompere i coglioni a qualcuno.

Il duca era disperato. Richiamò tutti i cavalieri che prima aveva mandato via perché non avevano abbastanza danari, e che quindi erano già abbastanza scazzati, e annunciò loro che la figlia sua preziosa era stata rapita dalla strega malvagia e andava recuperata a tutti i costi. I cavalieri chiesero tutti i costi e risposero che non erano abbastanza. Il duca alzò la posta: chi gliel’avesse riportata integra avrebbe ricevuto in cambio l’intero ducato con i suoi boschi e i suoi pascoli e i suoi villaggi e il suo castello e la duchina all inclusive.

I cavalieri cominciarono a litigare per decidere chi dovesse partire per primo. Chiesero al duca di organizzare un torneo che decidesse al posto loro. Al vincitore venne dato un falco ammaestrato che sarebbe tornato al castello in caso di morte del campione, così il secondo classificato sarebbe subito partito a vendicarlo. Arrivato il suo turno, il quarto classificato disse che il falco portava sfiga e gli schiacciò la testa. Dal nono cominciarono a distribuire i numerini, la corriera per l’Antro della strega passava ogni mattina alle sette e un quarto.

Mentre la popolazione cavalleresca veniva decimata e i nuovi titoli nobiliari erano ormai distribuiti in busta paga come gli ottanta euro di Renzi, il duca capì che doveva prendere in mano la situazione. Consultò allora la fata buona, che diceva sempre “buona ma non fessa” e si faceva pagare in anticipo (in quel caso il duca, che per via della svalutazione dei terreni causa svendita titoli nobiliari non era più messo benissimo, dovette impegnare il fondo per l’istruzione della figlia). La fata fece una potente magia che diede al duca l’agilità e il vigore dei suoi vent’anni, insieme a degli splendidi capelli biondi e la pedicure. Mandò poi il duca da un fabbro senza la licenza per spade magiche ma che vendeva lo stesso e diceva sempre che le tasse erano “troppo alte per gli imprenditori” e che gli sarebbe convenuto “spostare l’azienda in romania” ma che certo non poteva “lasciare gli operai in mezzo a una strada”.

Il duca tornò al castello di nascosto, si mise l’armatura e si guardò allo specchio, e pensò che con quei muscoli tonanti, la spada luccicante e la chioma aurea mancava solo una cosa: un lifting. Dopo l’intervento partì subito alla volta del nascondiglio della strega, superò paludi mortali, terribili mostri e oscuri fantasmi, ma per questa parte della storia andate su Amazon e comprate un qualsiasi libro fantasy dagli anni novanta a oggi (no, non il trono di spade che ci ha tolto anche questo). Insomma dopo x avventure arrivò finalmente dalla strega, una vecchietta veramente orribile che al confronto preferireste chiavare duro quella di biancaneve. Ma la strega fece un sortilegio e si trasformò in una Figa Pazzesca e il duca, che non assaporava da anni il caldo conforto del corpo di una donna ed era già parecchio confuso di suo per via del ringiovanimento e del lifting, s’innamorò perdutamente.

La strega avrebbe praticamente vinto se non avesse fatto l’errore, lo stesso che fa il 90% dei cattivoni nei film nel momento in cui crediamo perduto il nostro eroe, di dire qualcosa che fece tornare fiducia/coraggio/senno al duca: nominò la figlia. Il duca allora si ricordò del grande amore che provava per lei e tagliò la testa alla strega, che era così figa che rimase figa anche decapitata. Entrò nell’antro e liberò la duchina, e mentre padre e figlia si abbracciavano l’uno pensava quanto fosse bella e quanto somigliava a sua madre e che dopo tanti anni ce l’aveva un po’ duro per via della strega strafiga di poco prima e l’altra pensava : “Chi è questo bel cavaliere?”. Si, lo fecero.

A questo punto potete scegliere il finale che preferite (i finali 1 e 2 sono presi da due film, li riconoscete? La soluzione è fra i tag):

Finale n.1 Il duca, senza rivelare la propria identità, dice alla duchina che il regno è stato conquistato da un’orda di marocchini comunisti che si sapeva che sarebbe finita così che sono anni che ci rubano il lavoro. Vanno a vivere per sempre felici e contenti e in solitudine dopo che lui si è fatto cancellare la memoria dalla fata buona (stavolta non possiamo biasimarla se si è fatta pagare in anticipo)

Finale n.2 Il duca rivela la verità alla fanciulla, le dice di sentirsi terribilmente in colpa, di andare via e non tornare mai più. Lei prende il cavallo e torna al castello. Il padre la segue correndo come un pazzo. Cavalieri e cortigiani sono stupiti del fatto che sia tornata da sola (e non sanno che il duca stesso era partito a salvarla) e il maestro di palazzo organizza una seduta affinché possa spiegare cosa è accaduto. Intanto il duca arriva al castello e si mescola in mezzo alla folla di cavalieri. Uno di essi chiede cosa ne sia stato del cavaliere che l’ha liberata, lei risponde che si sono separati. Un altro le chiede se ha intenzione di occuparsi delle questioni politiche, visto che il duca è sparito. Lei dice che ha intenzione di trasferirsi, cambiare aria. Il duca prende la parola. Le chiede se è possibile che lei e il suo salvatore si riavvicinino. Lei risponde che le è stato assicurato di no. Lui dice che se il cavaliere capisse di essere stato un “fellone avariato” e si mettesse in ginocchio e le chiedesse di et cet…se lei insomma potesse cambiare idea. Lei risponde si e chiede al maestro di palazzo di far riformulare la domanda sulle questioni politiche, e lei dice “indefinitamente”.

Finale n.3 La principessa in realtà è un frigorifero

Vermi al tempo delle mele

Qualcuno ricorda questo spot?

E questo aggeggio?

Il mio era un pulcino

STOP Non voglio scrivere un retorico post malinconico che urla da tutte le parti “sono vecchia come tua mamma, ma io ci sto se mi chiami MILF” (ah, anche tua mamma?).
Voglio che vi affacciate da quella finestrella sul nostro passato che Sigmund ha aperto per ognuno di noi. [Grazie, S., sono ventun’anni che mia madre si chiude a chiave la notte per paura che io voglia ucciderla] Bene, bypassate bagni, oggetti fallici o rotondi (sí, Candy.rar, tu bypassa anche quel periodo in cui chiedevi ai tuoi se potevano comprarti la “bambola alta quanto te!“).
Fermatevi alle prime comitive.
Fermo immagine.

Senza posa

Siete tutti felici? Allora o avete skippato all’adolescenza avanzata con relativa disponibilità di droghe o avete imbrogliato all’inizio del post, perché voi quelle cose lì non avete avuto neanche il tempo di conoscerle.
L’adolescenza, cari e caro Nihil, era uno schifo.
E non parlo da ex proto-nerd, cicciona e con l’apparecchio che ha subìto la tradizionale selezione andro-centrica dei tempi delle medie (quando bullismo faceva pensare a McGyver, chè lui sapeva come svitare bulloni con le braccia legate!). Certo, avevo due semi di ciliegia per capezzoli (e solo quelli) e una gradevole magrezza che però ci tenevo scomparisse fra i maglioni di mio fratello e un paio di jeans larghi della PIT STOP; non ero affatto F. C., l’unica compagna che già in V elementare veniva consultata privatamente dalle docenti per questioni  sugli assorbenti (ho sempre sospettato che giocassero a una variante al femminile dello scambio di figurine Panini).
Godevo comunque di una moderata fama: studiavo, i maschietti non mi inibivano, le ragazze mi tenevano cara e fra i più fichi il mio ruolo era favorire la comunicazione verbale (al resto pensavano loro, io rimasi all’oscuro del loro concetto di non verbale per molto tempo).
Ciononostante, dicevo, era uno schifo.
Era la pressione sociale che ti schiacciava quando alla tua amica non bastava più il tuo interesse, perché c’era G. che era stata con F. che c’aveva un amico che s’era lasciato con I. che quella stronza prima non avrebbe mai pensato di invitare la tua amica al suo comple, ma adesso doveva indispettire la sua migliore amica, che la vuole bene, ma c’ha mandato un sms al suo ex e lei può distrarlo; mica per lui, ma perché non vuole che la sua migliore amica soffra, e la tua amica?
Chi?
Era la tachiovulazione che ti coventrizzava dentro quando non potevi credere che quei verdi occhi bagnati dal sole  lasciassero quel busto di t’amotracia per cadere sul tuo culo senza rimbalzare sotto la minigonna di tua cugina, che intanto faceva i provini per il Moulin Rouge, ma si sapeva già che lei non sarebbe morta di sifilide.
Non potevi crederci, no, davvero, non potevi.

clara
Vai cavallino, vai!
Naziffetta
Naziffetta

Erano stronzi, opportunisti, più cattivi dei parrucchieri di Satana, degli chef di Hannibal, della cabina telefonica di In linea con l’assassino, di Puffetta e di Clara, ma lo erano davvero.
Non scherzavano.

Poi siamo cresciuti e inevitabilmente…siamo gli stessi figli del diavolo.

Eppure, caro Nihil, adesso…pare sia calma piatta, una balla di fieno in loop prima di un duello western. Adesso gridiamo ipocriti! sei falso come un “per 2” nella confezione dei tortellini, citiamo l’antica saggezza urbana dei camionisti, ma non litighiamo. Ci siamo affinati nelle alternative: sparare a zero usando la più anonima delle formule (‘la gente che‘) come soggetto, produrre bile e aspettare che il partner faccia una mossa falsa per scaricare legittimamente su di lui/lei l’eccesso pulsionale, sesso&droga, cinemasesso&droga, mezzi di comunicazione ambigui e, in generale, tutto ciò che rientra nella definizione di squalifica della comunicazione.

Insomma, erano chiacchiere e distintivo anche prima, ma delle prime ci facevamo responsabili e al secondo sceglievamo d’istinti.

Immagine

facebook likes

Poteva arrivarti un messaggio sul cellulare, al liceo, che dichiarava la stima di chi, in silenzio, aveva ascoltato la tua interrogazione di latino: niente likes/dislikes facili, persino chi voleva manifestarti un gradimento doveva sceglierlo e saperci fare i conti.

Era il tempo in cui “uno sguardo provocava turbamenti, quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole…”.

Il tempo delle mele, direte, ma mai senza il verme.

Una terra che s’offre

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Nihil, sono Siciliano
Sono figlio di una terra malata
Ho capito che non
È una madre affettuosa e calda quando hai freddo
È solo una terra bella e dimenticata
Alberi spogli e picciriddi che piangono, non
Sorrisi e limoni gialli al sapore di
Ricordi di grandezza e bellezza gloriosa, vedo
Desolazione e paura, vedo
Un presente che soffre,
Scarse prospettive e non
Una terra che offre
Possibilità ed alternative, non è più
Capace di credere in se stessa,
È più spoglia dei suoi alberi in autunno, è
La Sicilia, ‘Na picciridda ca curri scantata, non
È una storia con la quale emozionarti Nihil >

Nihil: < Questa è triste. Dov’è nascosto il lieto fine? >
Xegonos: Nihil, ricordi che giorno è? >
Nihil: < È lunedì. Ahhh, è un palindromo? >
Xegonos: < Già..

È una storia con la quale emozionarti Nihil
La Sicilia, ‘Na picciridda ca curri scantata, non
È più spoglia dei suoi alberi in autunno, è
Capace di credere in se stessa,
Possibilità ed alternative, non è più
Una terra che offre
Scarse prospettive e non
Un presente che soffre,
Desolazione e paura, vedo
Ricordi di grandezza e bellezza gloriosa, vedo
Sorrisi e limoni gialli al sapore di
Alberi spogli e picciriddi che piangono, non
È solo una terra bella e dimenticata
È una madre affettuosa e calda quando hai freddo
Ho capito che non
Sono figlio di una terra malata
Nihil, sono Siciliano>

Aspirante sishilianu

Quando il blog incontra il teatro: l’ecstraordinaire attor emergent Antoine D’Angelò ci ha honoré d’un peu d’eaunterpretaziòn du notre Xegonòs.
Godetevela

Nihil: <Caramella?>
Xegonos: <Oddio, Nihil!>
Nihil: <Perché sei pensieroso? Cosa ti torba?>
Xegonos: <Turba! Niente di che… rifletto.>
Nihil: <Ahahahah, ma che dici? Gli specchi riflettono, non le persone!>
Xegonos: <Nihil caro… hmm… riflettere vuol dire anche rivolgere il pensiero a qualcosa, ad un avvenimento, un oggetto… meditarvi sopra, ricordare ed elaborare.>
Nihil: <Quindi è una cosa brutta?>
Xegonos: <Non necessariamente. Nihil, ti piacciono le storie?>
Nihil: <Certo che mi piacciono, sono uno strumento per raccontare, raccontarsi!>
Xegonos: <Allora te ne racconterò una triste, ma a lieto fine

Ricordo la prima volta che sono uscito dalla Sicilia. L’esser siciliano ed il mio accento mi rendevano insicuro, mi sentivo meno adatto al mondo esterno. Crescendo ho imparato che quel mondo oltre Messina, al contrario apprezzava le mie vocali aperte e le mie “c” a volte impossibili da pronunciare.
La mia Sicilia, del resto, era un segno distintivo, Palermo era una grande culla di culture del e nel Mediterraneo, una stupenda miscela difficile da capire per chi questa terra la conosce solo per mafia e una storia gloriosa ormai dimenticata. Sai? L’ho sempre immaginata come una barca, sin da bambino. Sì, Trapani a poppa di una barca fatta di terra, agrumi d’oro e verdi distese, paesaggi assai lontani da oggi, valli morbide e armoniose, e vette pungenti.
Sai cosa diceva Pennac? Diceva esser la Sicilia una delle due isole letterarie del continente, insieme all’Irlanda, madre di un’importantissima tradizione di scrittori e poeti al punto da far riflettere sulla possibilità che vi sia un legame specifico tra l’esser isolani e il bisogno di scrittura. Un bisogno spesso legato alla nostalgia data dalla distanza dall’isola natìa  quando forzatamente hanno dovuto lasciarla. Isola accesa dall’Etna, che immenso svetta sulle coste orientali, un triangolo quasi perfetto con Capo Passero, Capo Peloro e Lilibeo: una trìscele greca e latina insieme.
A quel punto mi è stato chiaro: il mondo che conosciamo, in fondo, è nato qui! Ed io? Io ero siciliano e, anzi, volevo che esser siciliano diventasse la mia massima aspirazione. Un punto d’arrivo, non di partenza. Quella barca deve tornare al suo porto.>

Nihil: <Perché dici così?>
Xegonos: <Perché sai, a volte sono un po’ indispettito…

Abbiamo preso l’abitudine di vedere questa dannata terra come un trampolino di lancio dal quale partire, sparire… ma la differenza tra partenza e meta in fondo fa solo riferimento a un sistema. Il punto di vista. E se esistesse un punto di vista siculo, tutto nostro? Dobbiamo ricordare che siamo “la chiave di tutto, purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…” che Goethe cantava. Siamo frutto e seme del Mediterraneo, il punto d’incontro tra tre continenti di cui siamo sintesi ed espressione.>

Nihil: <Beh, è molto bello quello che dici… Ma questa non è una storia triste… bella, sì, ma non è una storia triste, è manihilconica… E il lieto fine?>
Xegonos: <Malinconica Nihil, malinconica! Vuoi il lieto fine?
Nihil: <Me lo avevi promesso…>
Xegonos: <Hai ragione… Dammi una caramella.>
Nihil: <Siiii! Carruba?>

Pesci, zombie volanti e “caramelle” in vucciria

Nihil noi non ci conosciamo ancora, ma abbiamo molte cose in comune, io sono un alienato dalla società, un nerd di ultima categoria e tu… beh tu sei un alieno e ti piacciono le caramelle.
Adoro le caramelle, si infilano in bocca, si succhiano per un po’ e finalmente si mordono liberando tutto il loro sapore celato da prodotti chimici a caso.

Un po’ come il pesce. Che uhm si mangia? E’ buono? Si succhia?!

Ok mi sono rotto i coglioni di tentare di introdurre l’argomento “pesce d’aprile” sono le due meno un quarto, devo ancora pranzare e insomma eccovi una carrettata di cazzate che i colossi di internet si inventano per arraffare simpatie e clientela il primo aprile:

La mia prima serata divertente in Vucciria.
La mia prima serata divertente in Vucciria.

Prima scelta, ovviamente, quei mattacchioni di Google il cui unico scopo nella vita a quanto pare è infilare Pac-Man in ogni diramazione del proprio brand. Grazie Google, ho sempre sognato di girare per la Vucciria ingollando pillole a caso.

Vin Diesel sulla DeLorean. E' il mio sogno erotico ricorrente. Con un paio di modelle in meno. E un uomo ed una macchina in più.
Vin Diesel sulla DeLorean.
E’ il mio sogno erotico ricorrente.
Con un paio di modelle in meno.
E un uomo ed una macchina in più.

IGN: Fast to the Future, uno di quei trailer che ti lasciano l’amaro in bocca peggio di un bukkake al funerale dei tuoi genitori. Voglio questo film, IGN di merda. Non sapevo di volerlo, non me ne fotteva una beneamata fino a 23 ore fa, ma ora voglio questo cazzo di film, Vincenzino smettila di farti i Fast Five in bagno e vai a driftare dove nessuno ha mai driftato prima. Link per chi avesse voglia di farsi del male: http://m.ign.com/videos/2015/04/01/new-back-to-the-future-crossover-trailer

Potrei benissimo farmi pagare per questi articoli e voi non lo sapreste mai. Pezzenti.
Potrei benissimo farmi pagare per questi articoli e voi non lo sapreste mai. Pezzenti.

Lo Zara per gli sfigati, l’Ipercoop per i consumatori di WASD, insomma ThinkGeek, il sito che ti invita a pensare da Nerd Figo mentre ti sfila il portafogli, ci presenta ben sei prodotti la cui dubbia utilità rende essenziale la loro esistenza ai miei occhi. Non ho la minima intenzione di descriverli, recensirli o parlarne, sono tutte cose per niente originali che, mi vergogno di dire, vorrei nella mia vita e non potrò avere mai. Come il sesso con altri esseri viventi.

Signore e signori: la tristezza.
Signore e signori: la tristezza.

Amazon: un pulsante per ordinare cose. UN PULSANTE PER ORDINARE COSE. Avete speso soldi, tempo e probabilmente un team intero di laureati nell’arte della vendita per questo?

https://youtu.be/NMacTuHPWFI

Beh almeno il video è carino, ci ricorda quanto la nostra vita sia un inutile ripetersi di eventi a tempo di merchandising.

Sì quello che vedete è uno zombie lanciato nell'etere con un dropkick.
Sì quello che vedete è uno zombie lanciato nell’etere con un dropkick.

Dying Light, il survival horror game dalle meccaniche originalissime (uccidi zombie, sopravvivi) ha rilasciato quello che è essenzialmente un cheat [trucco nei videogiochi] per le 24 ore del primo Aprile. Ora io odio i survival game, ma cristo adoro l’idea di fare goal con i resti putrefatti di un’altra persona.

https://youtu.be/N1cUe3Cvk28

Il mio lavoro qui è finito, ce ne saranno una caterva di altri ma sinceramente ho fame e non ho intenzione di rinunciare alla mia fonte di nutrienti per il vostro piacere, ora scusate, vado a pisciare nella zuccheriera.

Gossip Killer (Qu’est-ce que c’est?)

Vi dirò del segreto.
Ogni segreto ne contiene sempre almeno un altro: il segreto della sua esistenza. Se la sua presenza è lampante, e non una piccola crepa sul muro coperta magari da un quadro, non ci vorrà molto che opinionisti e giornali prezzolati cominceranno a riempirla, la crepa, di pericolose supposizioni, mezze parole, frasi sussurrate, testimonianze, silenzi, finché non va giù l’intero muro (ovviamente non mi riferisco all’attualità italiana, di cui i giornalisti sono rinomati tappezzieri). Il segreto di cui vi dirò, dunque, vi assicuro esiste.

Il segreto di cui vi dirò è così segreto che nessuno dei pochi che ne sono venuti a conoscenza è mai vissuto abbastanza per raccontarlo. Jan Kratovskij stava visitando nel settembre del 2004 una scuola di Beslan, quando si lasciò scappare una frase che ne tradiva l’esistenza, del segreto, e allora dei terroristi ceceni e l’esercito russo vennero assoldati gli uni per irrompere nell’edificio e tenere in ostaggio studenti e insegnanti e l’altro per fare in modo che la situazione esplodesse e i ceceni sterminassero gli ostaggi per venire a loro volta sterminati dai soldati. Discorso simile per le torri gemelle. In seguito l’intelligence americana impiegò tanti anni per uccidere Osama bin Laden per il semplice fatto che non aveva nessuna intenzione di farlo. Quando anni dopo Osama (bin Lager, come amavano chiamarlo i compagni ai tempi del college) venne processato e condannato a morte da un fucile 1LLR1PURHFFM07F in dotazione ai Navy fu perché un uccellino gli sussurrò il segreto. Anche l’uccellino fece una brutta fine.

Molte faide tra organizzazioni criminali sono nate a causa del segreto:
una famiglia mafiosa viene assoldata per uccidere il membro di un’altra perché è venuto a conoscenza del segreto; per dispetto la famiglia colpita fa arrivare il segreto alle orecchie di un componente dell’altra, e così via. In realtà alcune organizzazioni criminali, come Cosa Nostra, non esisterebbero nemmeno senza il segreto:
c’erano troppe morti. Si tentò quindi di giustificare questo lago di sangue mettendo quelli che prima erano solo piccoli clan separati sotto il controllo di una cupola: e via ai i riti d’iniziazione, e dai con il controllo del territorio, lo spaccio, la corruzione e in realtà altre stragi, altre vittime che adesso erano veramente innocenti, e famiglie divise, e bimbi senza genitori e genitori senza figli, e quindi dal punto di vista del lieto vivere il discorso non è che sia migliorato, eh.

Ma i più furbi di tutti sono stati, come sempre, gli ecclesiastici. Intanto perché i segreti sono il loro pane quotidiano, ci sguazzano proprio. Poi perché loro sono dei creativi. Avete presente quando vi dicono “mistero della fede”? Loro ve lo dicono che il segreto c’è, ma così, in piena luce, non se ne accorge nessuno. Loro dicono: “mistero”. Voi pensate: “la cosa della trinità”. E invece no! E’ sempre lui, il segreto. Questa cosa va avanti da così tanto tempo che ormai tutta la gerarchia cattolica se n’è dimenticata. Joseph Ratzinga (grazie Leo) aka Benedetto (sweet)16, che lui è uno studioso, stava cominciando a ricordare qualcosa. E allora è stato sostituito in fretta e furia con un papa più user-friendly come Francisco, che poi va alla grande con i ggiovani azionisti. Vedere un ennesimo abbandono del massimo magistero per morte violenta e/o sospetta non avrebbe fatto bene all’immagine della chiesa in quel periodo, immagine che il nostro Franciccioprimo sta risollevando con il polliceinsù di un mipiace nel tempo che ti taggo la faccia.

A questo punto, vi chiederete, anzi mi chiederete: “ma come fai a dircelo se tutti quelli che l’hanno saputo sono sempre morti subito prima di dirlo il segreto più segreto che segreto non si può dai diccelo!”.  Ve l’ho detto: non si può.