L’uomo di Buridano

«Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore»

Questa la storiella tradizionalmente attribuita al filosofo Buridano. L’assunto è che l’uomo sia sempre capace di scegliere tramite intelletto, mentre la volontà innanzi a due identiche opzioni si paralizza.
Obsoleta, direte: sociologia, antropologia, biologia e varie altre discipline contemporanee che studiano l’uomo rigorosamente in relazione ad un sistema hanno già mostrato i paradossi dell’intelletto e l’elasticità della volontà in un ambiente pragmaticamente determinato.
Con l’antropologia filosofica e in particolare con Plessner l’uomo viene finalmente interpretato nella sua specificità a-specifica: “a differenza dell’animale, che è un corpo di cui diventa consapevole a seconda delle situazioni che di volta in volta vive, l’uomo non è solo un corpo, ma ha anche un corpo. Per l’uomo, trovarsi in una posizione eccentrica significa decentrarsi, […] fino a divenire anch’esso cosa tra le cose del mondo. È soltanto distanziandosi da sé (“ponendosi alle proprie spalle”, dice Plessner) che l’uomo può vedere se stesso e la propria situazione nel cosmo, quel centro provvisorio che occupa e da cui poi si decentra” (filosofico.net per Helmuth Plessner).
Abbiamo risolto il caso, Sherlock!
E se invece…
considerassimo una situazione pragmaticamente paradossale (del tipo “non fare quello che ti dico di fare”), cosa diventa l’eccentrico uomo, se non un bambino nelle mani di genitori incompetenti? Di questo problema si è interessato lo psicologo G. Bateson che elabora, quindi, la cosiddetta teoria del “doppio legame” per risolvere le varie patologie legate a questo tipo di paradosso (per altre informazioni, questa volta, si prega di riferirsi alla divina wikipedia).

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Quale che sia dunque la Vostra opinione in merito al rapporto fra intelletto e volontà,  questa mi sembra una coerente conclusione:
siamo anche noi degli asini, ognuno di noi è potenzialmente un “uomo di Buridano”, ma accanto al lettino su cui siamo sdraiati, prima di morire, possiamo chiedere un bicchiere d’acqua al nostro psicologo.

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