Vermi al tempo delle mele

Qualcuno ricorda questo spot?

E questo aggeggio?

Il mio era un pulcino

STOP Non voglio scrivere un retorico post malinconico che urla da tutte le parti “sono vecchia come tua mamma, ma io ci sto se mi chiami MILF” (ah, anche tua mamma?).
Voglio che vi affacciate da quella finestrella sul nostro passato che Sigmund ha aperto per ognuno di noi. [Grazie, S., sono ventun’anni che mia madre si chiude a chiave la notte per paura che io voglia ucciderla] Bene, bypassate bagni, oggetti fallici o rotondi (sí, Candy.rar, tu bypassa anche quel periodo in cui chiedevi ai tuoi se potevano comprarti la “bambola alta quanto te!“).
Fermatevi alle prime comitive.
Fermo immagine.

Senza posa

Siete tutti felici? Allora o avete skippato all’adolescenza avanzata con relativa disponibilità di droghe o avete imbrogliato all’inizio del post, perché voi quelle cose lì non avete avuto neanche il tempo di conoscerle.
L’adolescenza, cari e caro Nihil, era uno schifo.
E non parlo da ex proto-nerd, cicciona e con l’apparecchio che ha subìto la tradizionale selezione andro-centrica dei tempi delle medie (quando bullismo faceva pensare a McGyver, chè lui sapeva come svitare bulloni con le braccia legate!). Certo, avevo due semi di ciliegia per capezzoli (e solo quelli) e una gradevole magrezza che però ci tenevo scomparisse fra i maglioni di mio fratello e un paio di jeans larghi della PIT STOP; non ero affatto F. C., l’unica compagna che già in V elementare veniva consultata privatamente dalle docenti per questioni  sugli assorbenti (ho sempre sospettato che giocassero a una variante al femminile dello scambio di figurine Panini).
Godevo comunque di una moderata fama: studiavo, i maschietti non mi inibivano, le ragazze mi tenevano cara e fra i più fichi il mio ruolo era favorire la comunicazione verbale (al resto pensavano loro, io rimasi all’oscuro del loro concetto di non verbale per molto tempo).
Ciononostante, dicevo, era uno schifo.
Era la pressione sociale che ti schiacciava quando alla tua amica non bastava più il tuo interesse, perché c’era G. che era stata con F. che c’aveva un amico che s’era lasciato con I. che quella stronza prima non avrebbe mai pensato di invitare la tua amica al suo comple, ma adesso doveva indispettire la sua migliore amica, che la vuole bene, ma c’ha mandato un sms al suo ex e lei può distrarlo; mica per lui, ma perché non vuole che la sua migliore amica soffra, e la tua amica?
Chi?
Era la tachiovulazione che ti coventrizzava dentro quando non potevi credere che quei verdi occhi bagnati dal sole  lasciassero quel busto di t’amotracia per cadere sul tuo culo senza rimbalzare sotto la minigonna di tua cugina, che intanto faceva i provini per il Moulin Rouge, ma si sapeva già che lei non sarebbe morta di sifilide.
Non potevi crederci, no, davvero, non potevi.

clara
Vai cavallino, vai!
Naziffetta
Naziffetta

Erano stronzi, opportunisti, più cattivi dei parrucchieri di Satana, degli chef di Hannibal, della cabina telefonica di In linea con l’assassino, di Puffetta e di Clara, ma lo erano davvero.
Non scherzavano.

Poi siamo cresciuti e inevitabilmente…siamo gli stessi figli del diavolo.

Eppure, caro Nihil, adesso…pare sia calma piatta, una balla di fieno in loop prima di un duello western. Adesso gridiamo ipocriti! sei falso come un “per 2” nella confezione dei tortellini, citiamo l’antica saggezza urbana dei camionisti, ma non litighiamo. Ci siamo affinati nelle alternative: sparare a zero usando la più anonima delle formule (‘la gente che‘) come soggetto, produrre bile e aspettare che il partner faccia una mossa falsa per scaricare legittimamente su di lui/lei l’eccesso pulsionale, sesso&droga, cinemasesso&droga, mezzi di comunicazione ambigui e, in generale, tutto ciò che rientra nella definizione di squalifica della comunicazione.

Insomma, erano chiacchiere e distintivo anche prima, ma delle prime ci facevamo responsabili e al secondo sceglievamo d’istinti.

Immagine

facebook likes

Poteva arrivarti un messaggio sul cellulare, al liceo, che dichiarava la stima di chi, in silenzio, aveva ascoltato la tua interrogazione di latino: niente likes/dislikes facili, persino chi voleva manifestarti un gradimento doveva sceglierlo e saperci fare i conti.

Era il tempo in cui “uno sguardo provocava turbamenti, quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole…”.

Il tempo delle mele, direte, ma mai senza il verme.