Perché ci s’incazza per l’Expo

Il cibo, signori miei, ha due problemi: va venduto, e bene. E’ stata l’epoca dei grandi ristoratori fast (fast food, fast & furious, Kentucky Fast Chicken). Ma tutte le cose belle finiscono, e ora dobbiamo trovare nuovi, migliori modi di venderlo: far appassionare le persone alla cucina. Non importa più che preferiscano andare al ristorante o prepararsi le cose da soli, mangiare con i loro cari o con nuovi amici: è arrivata la rivoluzione, e tutti dovranno adeguarsi, o ci saranno uova da rompere.

Novelli Robespierre
Novelli Robespierre

Dispiace dirlo, e mi piange il cuore, ma la santa crociata di mcdonald del cheeseburger nella bocca di ogni uomo è superata: è utopia. Dovranno avere il menu Italia, il menu Francia e il menu Zimbabwe, dare agli italiani il loro panino al sugo, ai francesi quello con escargot e agli africani quello con carne di giaguaro o di antilope.

Abbiamo un piano. Cominciamo dal basso: manipolare gli oggetti. Aggiungiamo un manico a una padella e lo chiamiamo wok. Apriamo negozi, con oggetti belli e divertenti, e altri più ricercati, per chi vuole passare al secondo livello. La macchina dei waffle da un lato, l’abbattitore di temperatura dall’altro. Ma questo è niente.

Niente
Niente

Diciamo a tutti che tutti possono cucinare, che basta l’impegno; tutti possono recensire, diventare degli esperti, degustare, assaggiare, annusare, storcere il naso, ingozzarsi, affumicare, spadellare, fare i complimenti allo chef.

Proprio tutti
Proprio tutti?

Diremo che la cucina è il nuovo modo di esprimere se stessi e la propria identità, di trovarla. Basta con quel vecchiume maschilista della donna che prepara il pasto benedetto per la famiglia: per donne e uomini il cibo sarà il nuovo ergo sum.

Anche ciò che è sacro può cambiare
Anche ciò che è sacro può cambiare

Creeremo talent show dai nomi che incutino timore (Mr. Chef, Cuochi in fiamme, I’ll bake your ass off), i concorrenti saranno eroi che per mesi abbandoneranno la famiglia per immergersi in avventure straordinarie, scoprire segreti sulla cucina e sul loro intimo, scoprire che amano cucinare più di ogni altra cosa; verranno ostacolati da giudici severi ma paterni, perderanno se stessi per ritrovarsi, per tornare a casa comunque da vincitori, perché loro sono stati lì.

Cracco indeciso se far l'espressione severa o paterna
Cracco indeciso se far l’espressione severa o paterna

Scriveremo libri. I titoli saranno spiritosi, familiari (Dire fare brasare, Ducasse is megl che uàn, Il Barbieri di Bologna, 2cotto2mangiato). Ne stamperemo a migliaia. A migliaia i blog. Di pochi recensori, temuti e rispettati non abbiamo bisogno. Tutti devono poter dire la propria in merito a ristoranti, piatti, vini. Purché sia un parere positivo: di chi non merita non parliamo.

Diremo che gli chef stellati hanno una sensibilità vasta, che ingloba molti campi del sapere e del piacere, e che quindi possono parlare di qualsiasi cosa; che hanno una storia, che hanno sofferto, che sono sereni e che sono degli artisti in grado di trovare il giusto equilibrio fra tradizione e innovazione.

(Appunti per possibili aneddoti: “Si racconta che uno Chef, mentre lavorava nella sua cucina, improvvisamente si fermò e scoppiò a piangere; fissava un cucchiaio. Gli chiesero perchè, rispose che aveva finalmente compreso perchè non riuscisse a piegare il cucchiaio con la mente: è il cucchiaio a piegare il mio mondo“;  “Un coniglio d’una specie rara vuol mettere fine alla sua vita e va da uno Chef e gli chiede di cucinarlo a suo piacimento, lo Chef onorato e un po’ perplesso lo sottopone a un’affumicatura lentissima, passano due mesi in cui lo Chef vive in cucina, non cura nessun altro piatto, prepara un brodo a cui ogni giorno aggiunge dosi molecolari d’ingredienti. Poi muore.”; potrei continuare ma devo allungare il brodo, torno subito)

Ascolteremo più spesso parole come dieta, gourmet, croissant, sagra, mantecare, agriturismo, ricerca, aperitivo, sapidità, prelibatezze, anice stellato, cantina, goloso, specialità locali, enoteca, salute, foie gras, abbuffata, sommelier, molecolare; ma anche e meglio di nuove come impiattare, kimchi, brunch, bacche di goji, cake design, tasting, chutney, dukan, lounge, masterchef, umami, zomato, organic, wine bar, crumble, veg; per non parlare dell’invasione auricolare-orale delle infinite declinazioni che permette l’inglese food quali foodie, slow food, food science, food design, food blogger, food chemistry, comfort, concept, soul, super e finger food, fooding, food retail e fooder.

Al momento giusto lanceremo l’expo sul cibo: ricorderemo a tutti che fanno bene ad amare il cibo, perché il cibo è buono, il cibo è vita. La vita sarà il leitmotiv di expo2015: se necessario cambiamo anche l’inno nazionale. Il titolo sarà assurdo, caciarone; e che sappia far sentire le persone in pace, fargli sapere che stiamo andando nella giusta direzione: una cosa tipo “Nutriamo il pianeta” oppure “Energia per la vita”.