Bipolarismo perfetto

Non tenterò ancora di emergere, di fare comizi, di inciampare nei vostri pregiudizi e chiedervi pure

“scusa; scusa, eh, se ti paio una piccoletta quindi esile, quindi (so damn-)femmina, probabilmente grillina e populista, parte comunque di qualcosa – e almeno s’impegna! – e comunque poco credibile”. E così scriverò solo ciò che credo, io, nel buchetto della mia vulnerabilità perché ogni mese c’ho il ciclo, imprecisa perché mi do all’estetica più che alla filosofia antica e banale perché (stra-)parlo della cultura del pathos come una mammina anziché urlare all’Innovazione e al Cambiamento con le maiuscole.

Scusate i preamboli e le premesse che non vi permettono di fruire immediatamente di qualche contenuto ben definito che vi suggerisca qualcosa in cui credere, contro cui inveire, che vi permetta di sigillare da subito l’idea che avete della persona suddetta. E ancora –perdono! – se non vi dirò nulla di quanto poco intelligenti siano quelli che voteranno sì al referendum, Trump, la Clinton. Non ve lo dirò perché non ci credo, ma sarebbe bello per me, liberatorio, decisamente più opinabile e quindi degno della vostra attenzione se mi mettessi a sparare a zero su tutto quello che per me è sbagliato.

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Vi chiedo ancora di perdonarmi se non prendo una posizione, se non sono Nichilista, se questo post non serve a niente e se vi trovate a leggere per girare a vuoto nella vostra testa che ancora non sa venire a capo di una netta posizione nei confronti, al meno, di questo testo. Non sono brava a vedere le cose nette: ieri notte ascoltavo Lucia Annunziata incalzare sulla poca coesione del “Fronte del No” al referendum per capire (credo che per lei fosse già una verità) perché Marco Travaglio non riuscisse a rispondere (ad ammattere!) che sì, semplicemente: il “Fronte del No” non è coeso e questa sarebbe la sua debolezza. E non capivo. E Travaglio (osservando il vuoto come fa quando pare che la – chiaramente sua – verità gli parla da un qualche ‘esterno-al-contesto-fattuale’) diceva cose tipo: “ma, vedi, Lucia, una volta che avrà vinto il No non esisterà più alcun Fronte del No e ognuno se ne andrà per i fatti propri felice di aver contribuito a salvare la Costituzione o almeno quello in cui lei/lui crede”. Ecco. Tutto qui. Il fatto è – vorrei dirti, caro Travaglio – che si sta sviluppando una cosa qui, dalle nostre parti, che chiamo “bipolarismo perfetto”: chi sei, da che parte stai, dove vai? Sono le domande a cui pretendiamo di rispondere in maniera completa come una certa scienza. Badiamo che “certa” significa “quella, proprio quella lì” non vuol essere un insulto alla Scienza. Fffiu! L’ho detto, anzi l’ho proprio scritto, eh.

– Insomma:

  sei grillino o sei renziano?

  Sei giovane o vecchio?

  Parti o resti?

  Voti No perché sei contro Renzi o sei solo contro il Cambiamento?

– Io, cioé, non so, no, cioè ho 28 anni, amo l’Italia, però sì, bu, mi piace viaggiare(?). Non lo so, cioè: non sono contro il Cambiament- Scusa, perché lo scrivi con la C grande? Ma di quale camb-.

– Rispondi!

Scusate, non sono fatta per tenere comizi (ve lo dicevo, però, eh). Non so scegliere fra Pepsi e Coca Cola. Fra pizza e sfincione. E vi chiedo infinitamente scusa se non so scegliere fra sei mesi di luce e sei mesi di buio, di caldo o di freddo, se il Mare o la Montagna, se l’arancina o il supplì (d’accordo, forse questo so farlo). Non so: mi sento così…parziale! E credo sia per questo che ieri guardavo Travaglio e pensavo che probabilmente neanche lui riusciva a capire dove volesse arrivare Annunziata. Marco (scrivo così perché sono solo le mie pagine) qualcuno da adesso crederà che ti veneri, sarò una travaglina e di me non resterà che l’idea netta che qualcuno si sarà fatto. Poco importerà se voterò No perché non si capisce nulla delle modifiche agli articoli; che voterò No perché mi sono fatta l’idea che La Costituzione Più Bella Del Mondo non esiste, ma una peggiore può, certamente; che voterò No perché non ho fretta, perché un saggio una volta disse “sono conservatore non più di quanto possa esserlo un chirurgo” e questo è un punto di riferimento per non cadere in “apocalismi” o utopie che mi hanno sempre suggerito male;

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voterò No perché nonostante Renzi non mi sia simpatico, lo ammetto, non ho ragioni al momento per lasciare che il mio dissenso nei suoi confronti decida della mia Costituzione: è più semplice ammettere che non è molto credibile ai miei occhi e che questo, sommato alle mie titubanze, non mi consente di colmare la parzialità delle mie capacità a comprendere tutte le possibile conseguenze di questa Riforma con un chiamiamolo così “atto di fiducia”. Ma il mio è ancora un atteggiamento, una disposizione definitoria, non una posizione tout court nei suoi confronti. Voterò No perché mi piace non fare dipendere le mie risposte del numero di volte che ho dato la stessa risposta (che poi è ogni volta la possibilità del 50% eh. N’è che a “Sì o No?” puoi rispondere – chenneso – “m’illumino d’immenso”, cioè puoi ma, insomma, ci siamo capiti). Voterò No perché non m’importa chi vota no o chi vota sì. Voterò No perché non mi convince e non lascerò che siano fattori esterni alla domanda del referendum a influenzare la mia scelta, ma che sia la mia testa e dove non arriva lei il mio intuito. E, be’, sì, democrazia, hai a che fare anche con me. Con me che finirò

(o) per essere una travaglina. O nessuno.